Afro

Santeria

La santeria nasce dal sincretismo di elementi della religione cattolica con altri della religione tradizionale yoruba, praticata dagli schiavi africani e dai loro discendenti a Cuba, in Brasile, Porto Rico, Repubblica Dominicana, Panama e anche in luoghi con molti immigrati latinoamericani negli Stati Uniti. Il termine “santeria” è stato coniato dagli spagnoli per denigrare quella che a loro pareva un’eccessiva devozione ai santi da parte dei loro schiavi, che non comprendevano il ruolo essenziale di Dio nella religione cattolica. Questo atteggiamento nacque da una costrizione imposta loro dagli schiavisti: la proibizione tassativa, pena la morte, di praticare le proprie religioni animiste, provenienti dall’Africa occidentale, li costrinse ad aggirare il divieto e celando dietro l’iconografia cattolica i loro dei, così da adorarli liberamente. I santeri cubani preferiscono utilizzare altri nomi per il proprio credo, come Lukumì o ancor meglio Regla de Ocha.

Divinità

Alcuni dei principali Orishas della Santeria cubana sono:

Elegguà: E’ colui che apre e chiude le strade e gli incroci, che quando balla assomiglia a un bambino dispettoso. Nei rituali ha il privilegio di essere sempre il primo (abre el camino). È protettore di viaggiatori, strade e incroci, identificato nel cattolicesimo a Sant’Antonio di Padova, i suoi colori sono il rosso e il nero. Lo strumento che lo identifica è il garabato (un bastone di legno a uncino) che usa per aprire e chiudere il cammino degli uomini.

Obatalà: Primo tra gli Orishas. Il creatore della terra. Divinità pura per eccellenza, ama la pace ed è misericordioso. È il Dio della testa, del pensiero e dei sogni, identificato nel cattolicesimo come la Vergine “de la Mercedes”, il suo colore è il bianco. Viene spesso identificato come un anziano che stenta a camminare ma può anche essere rappresentato come un giovane guerriero.

Yemayà: Madre della vita e degli altri dei. Moglie o, secondo le versioni, figlia di Obatalà. Dea dell’acqua salata e quindi del mare come fonte primordiale di vita. Protettrice delle partorienti, di pescatori e marinai. Corrisponde alla Vergine Maria (Nuestra Señora de la Regla, patrona della Baia di L’Avana). I suoi colori sono il bianco e l’azzurro.

Changò o Shangò: Dio della virilità, della mascolinità, del fuoco, di fulmini e tuoni, della guerra, della danza e della musica in particolare dei tamburi. Quarto re Yoruba del regno Oyo. Innumerevoli le sue avventure amorose e i litigi con i rivali. Il Santo cattolico è stranamente femminile ed è Santa Barbara. I suoi colori sono il bianco e il rosso. Indossa una corona che lo identifica. Porta uno scudo, una spada e una scure. 

Ochùn o Oschùn: Il corrispettivo femminile di Changò (di cui è amante). Dea dell’amore, della bellezza, della femminilità e dei fiumi. Protetta da Elegguà e Yemayà. Identifica nel cattolicesimo come la Vergine “de la Caridad del Cobre” (patrona di Cuba). Colore il giallo, l’oro.

Orula: La divinazione personificata, principale benefattore del genere umano perché gli svela il futuro e lo consiglia. Pure figlio di Yemayà, ma da un rapporto incestuoso con il figlio. A seconda delle diverse versioni può essere identificato nel cattolicesimo come San Francesco D’assisi o come Gesù Cristo. I suoi colori sono il giallo e il verde.

Babalu Ayè: Dio guaritore di numerose malattie veneree, della pelle, della lebbra, del colera, delle infermità in genere, ecc. Per questo è dunque associato a San Lazzaro. Il suo colore è porpora vescovile. Questo in Africa era il santo principale e più venerato, all’Avana esiste un santuario in suo onore (Rincon), dove si recano ogni anno il 17 dicembre migliaia di infermi.

Ogun: Dio del ferro (San Pietro), salvato dall’ira di Obatalà da Elegguà e protetto dal fratello maggiore Changò. I colori sono giallo e verde. Orisha fabbro, forgiatore di metalli e mentore di tutti coloro che con i metalli hanno a che fare, soldati e armigeri compresi. Per estensione di culto viene anche associato alla guerra e alla violenza, in associazione-antitesi a Changò. Oggùn è un Orisha temuto per il suo carattere poco socievole e per la potenza delle sue armi, anche se non viene annoverato tra le entità malefiche. Vive nelle foreste usando un machete per uccidere gli animali e per spianarsi la strada. Egli è solo l’archetipo delle manifestazioni violente insite nella natura umana. Il sincretismo con la Religione Cattolica lo associa a San Pietro, forse a causa di alcune manifestazioni di irruenza da parte del Padre della Chiesa.

Queste sono alcune delle divinità maggiori della Santeria. Ce ne sono poi un’infinità di minori. Naturalmente non ci sono delle regole univoche su nomi, attributi e leggende. I rituali variano a seconda delle scuole liturgiche (reglas).